I bastioni e le armi di difesa
Ogni viaggio che intraprendevano i patroni era come una spedizione marittima militare poiché comprendevano chiaramente che sarebbe stato difficile sfuggire da qualche nave nemica barbaresca. Tutte le imbarcazioni erano munite di cannoni e di un arsenale di bordo detto “cassa d’armi” contenente fucili, sciabole, coltelli e munizioni in abbondanza. I marinai erano valorosi soldati e formidabili combattenti: si contraddistinguevano nel lancio di vasi incendiari chiamati “fiaschi di fuoco, allora molto temuti (Preve et al., 1983). Le battaglie contro “quei feroci pirati, che per necessità dovevano sostenere, divenivano agguerriti, espertissimi in quelle prugne, valorosi, intrepidi, valentissimi, e coraggiosissimi, e come più egregi soldati sfidavano impavidi i pericoli della morte (1*)”.
Gli scontri si svolgevano solitamente nel mare aperto, lungo le rotte commerciali, ma capitava che qualche nave di incursori sbarcasse nella rada di Capo Mele e recasse parecchi danni al paese, saccheggiando e rapendo la popolazione (come nel caso di Dragut, precedentemente raccontato). Come contromossa, al fine di proteggere e rassicurare gli abitanti in assenza dei coraggiosi marinai, si decise di edificare tre fortificazioni dette “bastioni”, “torri” o “baluardi”, verso la metà del XVI secolo per ordine della Repubblica di Genova. Essi erano: la Torre del Ciglione o delle “Pinete”, di cui si fa menzione in vecchie carte nel 1576 e che si trovava su Capo Mele; in seguito, si rovinò in parte, tanto che fu comunemente chiamata la “Torre cadente”. I ruderi rimasti furono più tardi demoliti per farvi passare la nuova strada carrozzabile (Schivo et al., 2000). La Torre di mezzo, situata al centro del paese, fu distrutta nel Settecento e sulle sue macerie fu eretto il Palazzo Rosso nel verso fine secolo, proprietà di Gio Batta Maglione di Antonio. Nel 1773 fu accordato il permesso di fondere il bronzo del cannone della Torre per creare la campana di levante della chiesa di S. Matteo (Marino, 2002).
L’ultimo edificio di difesa, in ordine di tempo, restò il “Bastione” che gli antenati chiamavano “Baluardo di Levante”, rimasto intatto fino ad oggi e diventato a tutti gli effetti il monumento simbolo di Laigueglia, suscitante un fortissimo senso di appartenenza alla patria. Esso fu costruito nel 1564 e possiede una forma rotonda, la sua funzione, oltre quella difensiva, era anche carceraria e come lazzaretto per i marinai che erano in quarantena. Solo nel 1799 i Francesi, che presidiavano il paese, lo fornirono di due nuovi cannoni, lasciando al loro posto anche quelli più vecchi e ormai inoffensivi; gli Austriaci pochi mesi dopo (nel 1800) se ne impadronirono, facendo sì che il Bastione divenne spoglio di armi e munizioni, rimanendo innocuo a far da guardia al paese (Schivo et al., 2000).
(1*) Frase tratta dall’ autore Badarò S. (a cura dell’Associazione vecchia Laigueglia), dalle memorie 1875, ristampa 2011, pagina 68, Memorie su Laigueglia – Per un povero derelitto vecchio dello stesso paese.