I patroni e i bastimenti

I patroni e i bastimenti

 

I patroni e i bastimenti

I commerci che si svolgevano via mare erano gestiti dai patroni, capitani e padroni delle loro barche. I patroni corallari, alcuni dei quali possedevano tre o quattro barche adibite alla pesca del corallo, s’incaricavano di vendere il corallo estratto; i patroni di rete, proprietari di barche da pesca, vendevano il loro pescato; i patroni di bastimenti, armatori e negozianti, acquistavano nei porti del Mediterraneo prodotti di largo consumo per rivenderli in altre città (Marino, 2002). L’olio, ad esempio, giungeva dalla Calabria o dalle Puglie, dalla Sicilia o da Tunisi; a Laigueglia veniva depurato, miscelato e rivenduto o spedito in Francia. Questo commercio fu proficuo a tal punto che dopo il 1720 si abbandonarono in genere i bastimenti da 300 a 700 mine e se ne fecero costruire altri da 1000 sino a 3000 mine1 per i viaggi più lunghi nel Levante. I velieri maggiori restavano in rada, quelli più piccoli si attraccavano ai moli con funi e le gondole, sulle quali veniva trasbordato il carico, erano tratte in secco con argani (Schivo, 2000). 

 

campanileNel XIX secolo, il numero di approdi variava da un massimo di 119 ad un minimo di 30 al mese; la rada era un’ottima stazione di ancoraggio e molte navi forestiere la frequentavano per fare acquisti nei depositi del paese. Dal 1804 al 1808, approdarono nella rada 5520 velieri, in media quasi 92 al mese, comprese le gondole ed esclusi gli approdi per forza maggiore che si potevano calcolare a due terzi (Maglione, 1911).
Quasi tutti gli amministratori laiguegliesi erano patroni e con la loro opera oculata ed esperta, contribuirono al benessere e allo sviluppo della cittadina. I capitani erano gente pratica, astuta, non imbrogliavano e avevano la stima di tutti benché fossero analfabeti per la maggior parte: “[…] uomini energici, pratici dei negozi e che godevano la universale fiducia. Sotto questo nome si comprendevano tanto i negozianti, come ora diciamo, quanto i capitani dei bastimenti. Questi patroni, addestrati fin da giovani alla navigazione, esercitavano il piccolo cabotaggio […]. La pratica e l’onestà erano titoli sufficienti per avere il comando di un bastimento con cui intraprendere qualsiasi viaggio nel Mediterraneo e nel Mar Nero.” (Maglione, 1911: p.16-17). Il cospicuo utile ricavato dall’attività marittimo commerciale arricchì enormemente alcune famiglie e finì per riversarsi anche sulla comunità: “Gli antichi marinai erano assai religiosi e devoti e (forse tra una bestemmia e l’altra) chiedevano sinceramente alla Vergine e ai Santi la protezione necessaria per i difficili e rischiosi viaggi in mare, per evitare corsari e pirati.”

Come per la pesca dei pesci e del corallo anche il commercio marittimo era basato sulla fiducia. Nel corallo era uso generale il sistema della “colonna” cioè alla partecipazione del lavoro agli utili, regolando “alla parte” i rapporti fra armatore, capitano e marinai, applicando un sistema derivante dalle consuetudini bizantine, basato sulla buona fede che la profonda religiosità continuava a consentire. Per il commercio, la maggior complessità e il maggior impiego di capitali rendono necessaria una forma di società più articolata e suscettibile alle variazioni. Essendo abili commercianti, tutti i patroni prima di partire stipulavano polizze con i loro soci. Vi erano bastimenti con “colonne”, a noleggio e a sistema misto. I patroni comandanti i velieri con colonne disponevano di un capitale detto “fondo”, formato da un’indeterminata quantità di azioni chiamate “parti in colonna”, di solito di 600 lire di Genova ciascuna, ma ulteriormente suddivisa perfino in sedicesimi, al fine di permettere a chiunque la partecipazione (Preve et al., 1983). Il patrone aveva pieni poteri sul fondo, partecipava ai rischi e al guadagno, vendeva la merce, ne acquistava altra e procedeva alla resa dei conti e alla ripartizione degli utili. Gli altri membri dell’equipaggio non avevano una paga fissa ma partecipavano ad una parte del ricavo; godevano inoltre del beneficio di poter trasportare gratis e in esenzione di dazio le provviste per la loro famiglia. Molti negozianti a volte noleggiavano intere navi per il trasporto delle loro merci, avendo magari ricevuto capitali in prestito, i Laiguegliesi però erano poco disponibili in questo e si doveva ricorrere alle imbarcazioni alassine o della Riviera di Levante. Il sistema misto, con cui un negoziante noleggiava un sovraccarico, era più frequente (Preve, 1983).