L’indole dei Laiguegliesi
Laigueglia era una piccola collettività che viveva come una grande famiglia: anche chi non aveva partecipato al fondo poteva trarre vantaggio dal commercio marittimo perché esisteva da tempo immemorabile la consuetudine detta “Diritto del cannone”, con la quale un negoziante che avesse fatto acquisto di grano o vino era obbligato a cedere ad ogni abitante, che ne facesse domanda, la quantità necessaria al vitto della famiglia al puro prezzo d’acquisto purché ciò avvenisse entro tre giorni dallo sbarco. La metà degli utili di una delle colonne era donata all’ospedale e un quarto all’opera di beneficenza detta “del purgatorio”, inoltre, con i proventi del commercio, si istituì una scuola gratuita di carità per i fanciulli poveri, dove i sacerdoti e i privati cittadini insegnavano, senza retribuzione, a leggere, scrivere e a far di conto (Preve et al., 1983).
In molte navi, ogni sera, si recitava il rosario; non mancavano, fra i marinai, collette per tridui di ringraziamento, per processioni propiziatorie o per aiutare le famiglie colpite da lutti o disgrazie, per liberare i concittadini catturati dai corsari saraceni o africani sul mare (Schivo, 2000). Quando un bastimento giungeva in rada, il primo pensiero del capitano era quello di salutare con le artiglierie di bordo il patrono del paese S. Matteo per rendergli omaggio. I marinai, e più in generale tutti gli abitanti, erano anche molto devoti alla Madonna e di prove ce ne sono molte, come ad esempio i numerosi oratori o santuari descritti nel capitolo precedente, o come le molteplici statuette, raffiguranti proprio la Santa, poste nelle concavità dei vicoli del borgo, quasi in ogni angolo, al fine di dare protezione e coraggio.
Persone di mare sobrie ed altruiste
I Laiguegliesi si possono definire come persone estremamente fedeli, non solo a Dio ma a tutti i Santi e al proprio patrono in particolare, di conseguenza anche la Parrocchia di S. Matteo beneficiò della devozione del popolo, ricevendo innumerevoli offerte e crescendo di importanza e bellezza. Avendo letto le considerazioni precedenti, si nota come la generosità non fosse solo espressa verso le istituzioni religiose ma anche verso i concittadini e verso il benessere del paese in sé.
Si può affermare che l’indole della popolazione fosse buona e i loro costumi assai miti. Erano persone di mare, sobrie e raramente si vedevano frequentare osterie giacché un marinaio che girava intorno a quei posti non godeva di buona fama. L’amor di patria e l’orgoglio contraddistinguevano gli abitanti del borgo, erano persone laboriose che non avevano paura di faticare e preferivano un lavoro logorante ed eccessivo piuttosto che chiedere l’elemosina o commettere furti e truffe; nei casi in cui il mestiere non dava frutti, si decideva di emigrare alla ricerca di un’occupazione più redditizia (Badarò, 1875)
Non si conosce il mal costume laiguegliese: l’ubriachezza e il gioco d’azzardo erano messi da parte, preferendo la famiglia, la religione e il duro lavoro. Dai racconti delle imprese marinaresche si è appreso come le persone fossero anche nobili d’animo, misericordiose, altruiste e ragionevoli. I marinai potevano restare lontano da casa per anni ma le loro mogli li attendevano pazienti e senza macchiarsi di adulterio, rimanendo fedeli ai propri uomini. Questa era Laigueglia: un paese di benefattori e cittadini onesti, dotati di uno straordinario senso di appartenenza e di una profonda cultura tramandata nei secoli.